venerdì, luglio 21, 2006

psiché e magnificat


e voci
sonorità vocali
e ancora voci all'unisono
ma ombre di suoni che si spiegano,
anche gli occhi aperti
imparano a udire...
mi fermo all'ombra di palazzi lucidi a parlare
e sorrido, la città è ancora

impacchettata dal mattino,
ti parlo ma non smetto gli occhi dal cielo,
la radio, dopo,
mischia Vivaldi e John Taylor
i pensieri rimangono senza nome,
nel fruscio dell'asfalto
non ci sono titoli di coda
non è mai il solito film
immagini un fiume lento sotto i tuoi passi,
un basso continuo
ai cori barocchi
ti accompagna facendo laghi delle tue soste
e cascate quando stai lì con occhi strizzati dal sole,
le lenti annerite non possono nulla
davanti a sfacciate luminescenze
queste traiettorie orizzontali della città lasciano
segni stropicciati,
come di lenzuola,
come di cuscino
ma a sera puoi finalmente dire
che anche oggi uno strato di ricordo
ha creato contorni di corteccia
intorno al giorno...
il vento ora arruffa gli strali
dell'ultimo agguato...
io sto bene con te

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