giovedì, settembre 28, 2006
è
play
lunedì, settembre 25, 2006
crisalide
domenica, settembre 24, 2006
non località da supereroe
i supereroi usano superposizioni
dove il mondo è un insieme di potenziali realtà
tra cui scegliere
stanno in più luoghi contemporaneamente,
sperimentano molte possibilità...
tutto ciò che ci circonda
non è null'altro che i possibili movimenti dello stato cosciente
scelti momento per momento
per attuare la materalizzazione della propria
esperienza
(film: What the Bleep Do We Know!?)
QUETZALCOATL
Fredda
ancora più fredda
d'agguati svestita
a rotolare discesa per gli scalini
sù in alto, sù in alto ti lasci grondare il cuore
avvinta al tuo sacerdozio;
le piazze adesso sono già vuote, il clamore
è respinto
lontano sulle zattere;
ma sorridi, ancora più bramata, ancora più torrida
soffocata nel cataclisma del tramonto;
e sfumi, e fumi, e ingolli
i semi neri del cacao
nella scodella intoccabile del limbo
smaltata di divinità
terrificanti;
e sorridi, ancor sorridi
tu sorridi sempre, sempre sorridi.
(Fenera)
abbandono
rivendico l'abbandono
l'etre en abandon
l'abbandonar-si
al proprio potere
di libertà
di amore
di verità
non solo lo anelo
con ogni fibra
con ogni strale del mio essere
lo rivendico
di fronte alle soglie
che ri-velano e
svelano le
caledoscopiche
astrazioni del vero...
facile essere
quel vuoto al limite del respiro
al limite dell'essenza...
qualcosa che il fiorire
sa di essere
qualcosa che il giacere
sa di essere
qualcosa che il trasmutare
sa
lunedì, settembre 18, 2006
chicchessìa altro
L'io sono e il tu sei a volte si confondono, nel declinare e nel dire
vero è, che nel certo e fatale gioco di specchi
uno non può che parlare di se stesso quando parla degli altri,
come è che uno non può che amare se stesso quando dice di amare l'altro da sé...
trovo geniale il gioco della vita nel come ti mette di fronte
allo sguardo giusto nel momento opportuno in cui la propria anima sa di poter fiorire,
senza giudicare se questo sguardo venga da un bambino o da un chicchessìa altro
variando nelle origini, nelle dimensioni, nelle forme e nelle profondità..
vero è, che nel certo e fatale gioco di specchi
uno non può che parlare di se stesso quando parla degli altri,
come è che uno non può che amare se stesso quando dice di amare l'altro da sé...
trovo geniale il gioco della vita nel come ti mette di fronte
allo sguardo giusto nel momento opportuno in cui la propria anima sa di poter fiorire,
senza giudicare se questo sguardo venga da un bambino o da un chicchessìa altro
variando nelle origini, nelle dimensioni, nelle forme e nelle profondità..
e poi
a
domande
domenica, settembre 17, 2006
noncopiato e nonomaggio
Nonuno
Nonuno, nonabitante del nonpianeta, non nonviveva se non nonpensando a noncome nonavere nonsempre di nonpiú dalla nonvita.
Nonuno un nongiorno nonincontró la nonsua nonanima nongemella e non se ne nonvolle nonpiú nonseparare.
Ma nonlei un nongiorno lo nonlasció con la nonscusa che nonlui era nontroppo nonnegativo e nonlei noncercava un nonuno nonche la nonfacesse nonsolo nonridere e che non nonvivesse nonsenza nondire nontroppi nonnon.
vuoto
pelle
Mi interessa la pelle
Come le superfici che incontro
Mi piacciono le soglie
È vero…
Resto lì per tempo a guardare queste geografie del cuore…
È così il pensiero si addormenta…
La pelle è una soglia
non sempre aperta ma sensibile
non sempre visibile ma certa
Anche sotto i paleto’, i pastrani, le corazze medioevali
Il toccare, lo sfiorarsi, sono arti di pazienza e amore
A volte, quando dormo sento di avere accanto
Soglie infinite di corpo
Come guardiani del viaggio, come compagni di sogno,
come densità buona…
Le pelle e la terra hanno in comune il desiderio nascosto che le crea
Come primo appoggio da quando si aprono gli occhi, da sempre
Pelle, in fondo, non è un bel nome per la pelle
Pelle, in fondo, si potrebbe dire: QUI
giovedì, settembre 14, 2006
così sei ancora tu
épochè
allegro cantabile
volo in quota
mercoledì, settembre 13, 2006
gli spazi del sonno
"Naturalmente di notte ci sono le sette meraviglie del mondo e la grandezza il tragico e la grazia.
Le foreste si urtano confusamente con creature di leggenda e nascoste nel folto.
Ci sei tu.
Nella notte c'è il passo del passeggiatore e quello dell'assassino e quello
del sergente di città e la luce del lampione e quella della lanterna
del raccoglitore di stracci.
Ci sei tu.
Nella notte passano treni e navi e il miraggio dei paesi dove fa giorno.
Gli ultimi soffi del crepuscolo e i primi fremiti dell'alba.
Ci sei tu.
Un'aria suonata al piano, uno scoppio di voce.
Sbatte una porta. Un pendolo. E non soltanto gli esseri e le cose e i rumori materiali.
Ma ancora io che mi seguo o mi oltrepasso senza fine.
Ci sei tu l'immolata, tu che attendo.
Strane figure nascono talvolta al momento del sonno e scompaiono.
Se chiudo gli occhi compaiono fioriture fosforescenti
e appassiscono e rinascono come carnosi fuochi d'artificio.
Paesi sconosciuti che percorro in compagnia di creature.
Ci sei tu senza dubbio, o spia bella e discreta.
E la palpabile anima della distesa.
E i profumi del cielo e delle stelle e il canto di un gallo di duemila anni fa
e il verso del pavone nei parchi in fiamme e dei baci.
Mani che sinistramente si chiudono in una luce pallida e
assi scricchiolanti su strade medusoidi.
Ci sei tu senza dubbio che io non conosco, che conosco al contrario.
Ma che presente nei miei sogni ti ostini a lasciarti indovinare senza giudizi.
Tu che resti inafferrabile nella realtà e nel sogno.
Tu che mi appartieni a causa della mia volontà di possederti nell'illusione ma che non avvicina il tuo viso al mio che i miei occhi serrati sia
al sogno che alla realtà.
Tu che a dispetto d'una facile retorica dove il flutto smuore sulle spiagge dove la cornacchia vola tra le officine in rovina, dove il legno
marcisce scricchiolando sotto un sole di piombo.
Tu che stai alla base dei miei sogni e scrolli il mio spirito colmo di metamorfosi e mi lasci il tuo guanto quando ti bacio la mano.
Nella notte ci sono le stelle e il movimento tenebroso del mare,
dei fiumi, delle foreste, delle città, dei prati, dei polmoni di milioni e milioni di esseri.
Nella notte vi sono le meraviglie del mondo.
Nella notte non angeli custodi ma soltanto il sonno.
Nella notte ci sei tu.
E anche nel giorno."
ROBERT DESNOS
Le foreste si urtano confusamente con creature di leggenda e nascoste nel folto.
Ci sei tu.
Nella notte c'è il passo del passeggiatore e quello dell'assassino e quello
del sergente di città e la luce del lampione e quella della lanterna
del raccoglitore di stracci.
Ci sei tu.
Nella notte passano treni e navi e il miraggio dei paesi dove fa giorno.
Gli ultimi soffi del crepuscolo e i primi fremiti dell'alba.
Ci sei tu.
Un'aria suonata al piano, uno scoppio di voce.
Sbatte una porta. Un pendolo. E non soltanto gli esseri e le cose e i rumori materiali.
Ma ancora io che mi seguo o mi oltrepasso senza fine.
Ci sei tu l'immolata, tu che attendo.
Strane figure nascono talvolta al momento del sonno e scompaiono.
Se chiudo gli occhi compaiono fioriture fosforescenti
e appassiscono e rinascono come carnosi fuochi d'artificio.
Paesi sconosciuti che percorro in compagnia di creature.
Ci sei tu senza dubbio, o spia bella e discreta.
E la palpabile anima della distesa.
E i profumi del cielo e delle stelle e il canto di un gallo di duemila anni fa
e il verso del pavone nei parchi in fiamme e dei baci.
Mani che sinistramente si chiudono in una luce pallida e
assi scricchiolanti su strade medusoidi.
Ci sei tu senza dubbio che io non conosco, che conosco al contrario.
Ma che presente nei miei sogni ti ostini a lasciarti indovinare senza giudizi.
Tu che resti inafferrabile nella realtà e nel sogno.
Tu che mi appartieni a causa della mia volontà di possederti nell'illusione ma che non avvicina il tuo viso al mio che i miei occhi serrati sia
al sogno che alla realtà.
Tu che a dispetto d'una facile retorica dove il flutto smuore sulle spiagge dove la cornacchia vola tra le officine in rovina, dove il legno
marcisce scricchiolando sotto un sole di piombo.
Tu che stai alla base dei miei sogni e scrolli il mio spirito colmo di metamorfosi e mi lasci il tuo guanto quando ti bacio la mano.
Nella notte ci sono le stelle e il movimento tenebroso del mare,
dei fiumi, delle foreste, delle città, dei prati, dei polmoni di milioni e milioni di esseri.
Nella notte vi sono le meraviglie del mondo.
Nella notte non angeli custodi ma soltanto il sonno.
Nella notte ci sei tu.
E anche nel giorno."
ROBERT DESNOS
lunedì, settembre 11, 2006
Deutsche Philosophie
L'iniziativa
"Fino a che uno non si compromette
c'è esitazione, possibilità di tornare indietro
e, sempre, inefficacia.
Rispetto ad ogni atto di iniziativa (e creazione)
c'è solo una verità elementare,
l'ignorarla uccide innumerevoli idee e splendidi piani.
Nel momento in uno si compromette definitivamente,
anche la Provvidenza si muove.
Ogni sorta di cosa accade per aiutare cose che altrimenti
non sarebbero accadute.
Una corrente di eventi ha inizio dalla decisione,
facendo sorgere a nostro favore
ogni tipo di incidenti imprevedibili,
incontri e assistenza materiale,
che nessuno avrebbe sognato
potessero avvenire in questo modo.
Tutto quello che puoi fare,
sognare e poter fare incomincialo.
Il coraggio ha in sè il genio, potere e magia.
Incomincialo adesso."
(Goethe)
domenica, settembre 10, 2006
Tu, infinito
sabato, settembre 09, 2006
venerdì, settembre 08, 2006
message in the bottle
Non mi si può conoscere
Meglio di quanto tu non mi conosca
I tuoi occhi nei quali dormiamo
Tutti e due
Alle mie luci d'uomo hanno donato
Un destino migliore che alle notti del mondo
I tuoi occhi nei quali viaggio
Hanno donato ai gesti delle strade
Un senso distaccato dalla terra
Nei tuoi occhi coloro che ci svelano
La nostra solitudine infinita
Non sono più ciò che pensavano di essere
Non ti si può conoscere
Meglio di quanto ti conosca io.
Paul Eluard
Ti gridavo: sono disperso
"Statemi a sentire ancora... Ancora un po'più a fondo. Tutti gli oggetti
visibili, caro mio, non sono che maschere di cartapesta. Ma in ogni
evento... In quello che succede, nell'azione vera e propria... Si rivela
qualcosa di sconosciuto, ma di razionale, che mostra il suo volto da dietro
la maschera priva di razionalità.
Se l'uomo vuole colpire, deve colpire la maschera!
Come può un prigioniero raggiungere l'esterno se non trapassando
il muro? Per me, la Balena Bianca è quel muro, che mi è stato spinto
accanto. A volte penso che oltre di esso non vi sia nulla.
Ma non basta. Mi mette alla prova, mi incombe addosso,
ci vedo una forza che è un oltraggio, e che agisce in base a una malizia imperscrutabile.
E' questa cosa imperscrutabile che io odio, soprattutto.
E che la Balena Bianca sia il mandatario, o che sia il mandante,
questo odio glielo rovescerò addosso.
Non parlatemi di atteggiamento blasfemo, caro mio; colpirei il sole, se mi insultasse. Perchè se il sole potesse farlo, io potrei ben colpirlo; giacchè c'è sempre un principio di lealtà nel gioco, e la rivalità presiede su tutta la vita del creato.
Ma nemmeno quel principio di lealtà è il mio padrone, uomo.
Chi c'è sopra di me?"
(dal discorso di Achab all'equipaggio del Pequod
tratto da "Moby Dick" di Herman Melville)
visibili, caro mio, non sono che maschere di cartapesta. Ma in ogni
evento... In quello che succede, nell'azione vera e propria... Si rivela
qualcosa di sconosciuto, ma di razionale, che mostra il suo volto da dietro
la maschera priva di razionalità.
Se l'uomo vuole colpire, deve colpire la maschera!
Come può un prigioniero raggiungere l'esterno se non trapassando
il muro? Per me, la Balena Bianca è quel muro, che mi è stato spinto
accanto. A volte penso che oltre di esso non vi sia nulla.
Ma non basta. Mi mette alla prova, mi incombe addosso,
ci vedo una forza che è un oltraggio, e che agisce in base a una malizia imperscrutabile.
E' questa cosa imperscrutabile che io odio, soprattutto.
E che la Balena Bianca sia il mandatario, o che sia il mandante,
questo odio glielo rovescerò addosso.
Non parlatemi di atteggiamento blasfemo, caro mio; colpirei il sole, se mi insultasse. Perchè se il sole potesse farlo, io potrei ben colpirlo; giacchè c'è sempre un principio di lealtà nel gioco, e la rivalità presiede su tutta la vita del creato.
Ma nemmeno quel principio di lealtà è il mio padrone, uomo.
Chi c'è sopra di me?"
(dal discorso di Achab all'equipaggio del Pequod
tratto da "Moby Dick" di Herman Melville)
giovedì, settembre 07, 2006
L'uscita
L'uscita è chiaramente visibile a tutti quelli che sono imprigionati nella trappola eppure sembra che nessuno la veda.
Tutti sanno dov'è l'uscita e tuttavia nessuno sembra fare un movimento verso di essa.
Anzi, chiunque si diriga verso l'uscita, o chiunque la indichi, è dichiarato pazzo o criminale o peccatore da bruciare nel fuoco dell'inferno.
Ne deriva che il guaio non sta nella trappola e neppure nel trovarne l'uscita.
IL GUAIO STA NEGLI STESSI INTRAPPOLATI
(...)
Il vero grande problema umano è
LA FONDAMENTALE EVASIONE DALL'ESSENZIALE
(Wilhelm Reich - L'assassinio di Cristo)
mercoledì, settembre 06, 2006
G.R.: balocco
stasera il corpo
fatto poesia
nomade
incantato
del suono
dei passi
come
la musica
intorno
invisibile
dei gesti
il corpo
saggio
sorregge le
parole
il corpo tempio
che fa attraversare
il sogno
il corpo muove
il corpo ci trascina
il corpo nuovo
abita qui
www.sostapalmizi.it
fatto poesia
nomade
incantato
del suono
dei passi
come
la musica
intorno
invisibile
dei gesti
il corpo
saggio
sorregge le
parole
il corpo tempio
che fa attraversare
il sogno
il corpo muove
il corpo ci trascina
il corpo nuovo
abita qui
www.sostapalmizi.it
tantra del cielo e dello spazio
Nel cuore del visibile,
lo sguardo tranquillo
scopre l'invisibile.
Quando l'intero cielo entra
nel mio sguardo,
l'intuizione
liberata si distende
nello spazio.
Siccome il mio baciare
sfugge al tempo
e si libera dai limiti abituali,
siccome la coscienza non nasce
e né muore,
dove allora perderei
il respiro che mi spinge
verso di te?
(Vijnanabhairava tantra)
L'indicibile
L'indicibile
non è possibile dirlo
e non viene detto...
non è un segreto misterioso
neanche un mistero segretato...
ci si gira intorno con mille parole
in innumervoli cerchi concentrici
senza mai arrivare al centro...
dell'indicibile, senza parole...
il gioco è trovare i più divertenti
tentativi di avvicinamento
al dire non dicibile
come asindoti tendenti all'infinito,
lasci lì le parole appese
a esprimere non altro che paradossi
e tra un intervallo e l'altro
scoprire che:
nulla è permanente
cioè
nulla è permanente
eh..eh..eh
Ad libitum
domenica, settembre 03, 2006
sabato, settembre 02, 2006
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